Nonostante siano passati 25 anni dalla prima pubblicazione delle linee guida internazionali GINA sull’asma bronchiale (il cui obiettivo primario era il raggiungimento ottimale del controllo della malattia), ad oggi molti pazienti risultano scarsamente controllati. Questo provoca la persistenza dei sintomi e l’insorgenza di frequenti riacutizzazioni spesso accompagnate dall’ospedalizzazione; il costo economico (e sociale) totale della malattia purtroppo aumenta mano a mano che peggiora il controllo. La causa principale dello scarso controllo è legata ad una insufficiente conoscenza della patologia, dovuta a sua volta ad una limitata informazione dei pazienti, i quali spesso non sono coscienti di aver sviluppato un’infiammazione cronica; in molti casi inoltre i pazienti che sono a conoscenza della propria condizione preferiscono ricorrere a broncodilatatori short-acting rispetto all’utilizzo di corticosteriodi inalatori per lunghi periodi, per paura di sviluppare eventi indesiderati. Ciò che questi pazienti ignorano è però il fatto che essi vengono quotidianamente sottoposti a stimoli flogogeni che vanno a incrementare il loro stato infiammatorio a livello bronchiale, stimolando la cronicità della condizione asmatica.
Obiettivo principale di questo corso sarà dunque aumentare la consapevolezza che l’asma costituisce un problema di salute pubblica, ma non sarà esso l’unico obiettivo: si tratterà anche della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, una patologia caratterizzata da una persistente e progressiva limitazione al flusso aereo in espirazione, la cui prevalenza è in costante aumento. Attualmente questa patologia è una delle principali cause di morbilità e mortalità che necessita di urgenti misure rivolte sia a ridurre i fattori di rischio sia ad ottimizzarne la gestione clinico-terapeutica.
Si tratta di una patologia sottostimata soprattutto perché spesso viene diagnosticata tardivamente e su cui sono stati focalizzati 3 punti chiave per un migliore controllo: diagnosi precoce, trattamento farmacologico regolare, aderenza alla terapia (educando il paziente).
Nell’attuale periodo pandemico dominato dalla presenza di un virus che attacca il sistema respiratorio, viene spontaneo pensare che condizioni polmonari patologiche pregresse possano rendere il paziente più a rischio di infezione o con esiti prognostici peggiori; i dati che emergono sono però piuttosto controversi e ancor oggi dibattuti tra risultati che mostrano come la presenza di asma o BPCO sia un fattori di rischio aumentato per l’infezione e lo scenario prognostico peggiore, e risultati che invece sembrano mostrare una sorta di «effetto protettivo» verso l’infezione.
La possibilità che un paziente con condizioni patologiche pregresse possa contrarre COVID e sviluppare polmonite interstiziale rimane comunque un fattore d’allarme per i professionisti sanitari, i quali hanno nuovamente il duplice compito di educare il paziente alla prevenzione (ed evitare di contrarre l’infezione) e di individuare, nello scenario peggiore, un percorso terapeutico efficace che impedisca l’evoluzione verso quadri clinici gravi e permetta un pieno recupero del paziente.
FACULTY
Dr. Migliorati Pierluigi
Dr. Provenzi Alunni Enrico